Si rivolse perciò all'uomo che, evidentemente -secondo costui-, comandava il Comune di Paternò, e cioè il Dott. Vice-segretario F. Crisafi, il quale accettò considerando ovvia questa sua decisione (vedi link allegati) .
L'altare della Madonna Addolorata fu quindi collocato nel locale d'ingresso del Palazzo di Città nei giorni precedenti il 07/05/2007.
Essendo il sottoscritto Galvagno Pietro impiegato part-time, con contratto di lavoro presso
Rimasi in dubbio tutta la mattina, poi vidi un gruppo di dipendenti comunali che si alternavano sotto quella statua recitando le preghiere alla Madonna e decisi di agire. Scrissi al Comandante una relazione di servizio (04.07.2007, vedi allegati) rilevando come la collocazione di tale statua in un edificio pubblico aperto al pubblico costituiva una esplicita dichiarazione d'appartenenza della Pubblica Amministrazione alla Chiesa Cattolica Apostolica Romana in violazione delle norme Costituzionali che sanciscono il diritto alla Libertà di Religione, il Principio della Laicità dello Stato, e altre norme costituzionali e delle Leggi che da esse derivano. Ritenevo pertanto opportuno la rimozione della statua della Madonna Addolorata e il ripristino dei luoghi.
Non ebbi alcun riscontro.
Così in data 16/05/2007 inviai una lettera al Sindaco, al Direttore Generale, al Datare di Lavoro, al Difensore Civico e al Comandante
Il caso ha fatto scalpore, tant'è che ne hanno parlato i giornali. In omaggio alla Libertà di Religione e alla Costituzione Repubblicana, l'avvocato Sindaco di Paternò mi ha suggerito a mezzo stampa di chiedere il trasferimento; colleghi e consiglieri si son detti scandalizzati, mentre il sig. Assessore alla. Cultura si impegnava a organizzare in Comune messe di preghiera d'accordo con un prete locale (vedi allegati).
La vicenda giudiziaria la potete desumere dagli atti allegati. Abbiamo perso in primo grado, vinto il ricorso e perso in appello, con sentenze astruse e contraddittorie in cui ciò che è affermato in Diritto viene negato nei fatti.
Leggendo gli atti, ognuno tragga da sé le proprie conclusioni.
Per quel che mi riguarda, ho l'impressione che i Magistrati abbiano voluto eludere il problema, occupandosi degli aspetti teorici e tralasciando il caso concreto.
Le conseguenze di questa condotta risultano aberranti: in base all'ultima la Pubblica Amministrazione può fare ciò che vuole!
Sganciata da qualsiasi obbligo morale o giuridico, per non dire costituzionale può imporre simboli religiosi ai propri dipendenti SENZA NEPPURE UN ATTO AMMINISTRATIVO.
Per me, invece, che sono stato isolato, discriminato, che ho subito ingiurie ed offese anche a mezzo Stampa, tutto normale: per i Magistrati, ciò che ho subito sarebbe il semplice “fastidio” che qualunque non-cattolico deve sopportare supinamente in un qualunque Paese cattolico.
Mi chiedo che cosa dovevano farmi ancora per concretare la violazione di Legge: deportarmi in campo di concentramento?