giovedì 24 aprile 2008

Narrazione...

La vicenda della statua della Madonna Addolorata trova origine in una lotteria di Pasqua, dove un dipendente comunale vinse la statua e, invece di portarsela a casa, decise devotamente di donarla al Comune.

Si rivolse perciò all'uomo che, evidentemente -secondo costui-, comandava il Comune di Paternò, e cioè il Dott. Vice-segretario F. Crisafi, il quale accettò considerando ovvia questa sua decisione (vedi link allegati) .

L'altare della Madonna Addolorata fu quindi collocato nel locale d'ingresso del Palazzo di Città nei giorni precedenti il 07/05/2007.



Essendo il sottoscritto Galvagno Pietro impiegato part-time, con contratto di lavoro presso la U.O.Polizia Municipale per i primi tre giorni della settimana, lunedì 07 maggio, entrando al Comune per prendere servizio, mi trovai davanti questo altare con sopra questa statua di circa 70cm d'altezza. Essendo non-cattolico, la cosa mi parve strana, tanto più che i locali della P.M. erano letteralmente tappezzati di immagini della Madonna, di Padre Pio, di altri santi, nonché di un altare di San Sebastiano di circa 190cm d'altezza.

Rimasi in dubbio tutta la mattina, poi vidi un gruppo di dipendenti comunali che si alternavano sotto quella statua recitando le preghiere alla Madonna e decisi di agire. Scrissi al Comandante una relazione di servizio (04.07.2007, vedi allegati) rilevando come la collocazione di tale statua in un edificio pubblico aperto al pubblico costituiva una esplicita dichiarazione d'appartenenza della Pubblica Amministrazione alla Chiesa Cattolica Apostolica Romana in violazione delle norme Costituzionali che sanciscono il diritto alla Libertà di Religione, il Principio della Laicità dello Stato, e altre norme costituzionali e delle Leggi che da esse derivano. Ritenevo pertanto opportuno la rimozione della statua della Madonna Addolorata e il ripristino dei luoghi.

Non ebbi alcun riscontro.

Così in data 16/05/2007 inviai una lettera al Sindaco, al Direttore Generale, al Datare di Lavoro, al Difensore Civico e al Comandante la P.M. nella quale, come cittadino, lavoratore e non-cattolico chiedevo la rimozione della statua della Madonna Addolorata, per i motivi sopra accennati (vedi allegati). Ma anche questa lettera non ebbe risposta: almeno non formale, nel senso che cominciai a subire atti di discriminazione nell'ambiente di lavoro. Cominciarono col darmi dell'ateo e del "talebano"; ri-tapezzarono gli uffici con le foto della Madonna di Fatima, e una mattina, mentre firmavo il foglio di servizio, quattro colleghi isp. di P.M."anziani" mi lasciarono solo all'interno della guardiola del piantone dicendo che "sentivano puzza" indicando me.


In data 04/07/2007 inviai una seconda lettera ai soggetti sopra indicati, ribadendo le violazioni rappresentate dagli altari in Comune e denunciando atti di discriminazione (vedi allegati), e, persistendo il silenzio dell'Amministrazione Comunale di Paternò, in data 14/09/2007 inviai agli stessi soggetti una lettera (vedi allegati) nella quale chiedevo di conoscere i provvedimenti amministrativi in base ai quali gli altari erano stati collocati: quest'ultima richiesta era da intendersi conforme alla L.241/1990, L.R.10/1991 e D.P.R. 352 del 27/06/1992 (normativa di accesso agli atti amministrativi) non ricevendo risposta, m i sono rivolto ad un legale ed ho querelato il Comune.

Il caso ha fatto scalpore, tant'è che ne hanno parlato i giornali. In omaggio alla Libertà di Religione e alla Costituzione Repubblicana, l'avvocato Sindaco di Paternò mi ha suggerito a mezzo stampa di chiedere il trasferimento; colleghi e consiglieri si son detti scandalizzati, mentre il sig. Assessore alla. Cultura si impegnava a organizzare in Comune messe di preghiera d'accordo con un prete locale (vedi allegati).

La vicenda giudiziaria la potete desumere dagli atti allegati. Abbiamo perso in primo grado, vinto il ricorso e perso in appello, con sentenze astruse e contraddittorie in cui ciò che è affermato in Diritto viene negato nei fatti.

Leggendo gli atti, ognuno tragga da sé le proprie conclusioni.

Per quel che mi riguarda, ho l'impressione che i Magistrati abbiano voluto eludere il problema, occupandosi degli aspetti teorici e tralasciando il caso concreto.

Le conseguenze di questa condotta risultano aberranti: in base all'ultima la Pubblica Amministrazione può fare ciò che vuole!

Sganciata da qualsiasi obbligo morale o giuridico, per non dire costituzionale può imporre simboli religiosi ai propri dipendenti SENZA NEPPURE UN ATTO AMMINISTRATIVO.

Per me, invece, che sono stato isolato, discriminato, che ho subito ingiurie ed offese anche a mezzo Stampa, tutto normale: per i Magistrati, ciò che ho subito sarebbe il semplice “fastidio” che qualunque non-cattolico deve sopportare supinamente in un qualunque Paese cattolico.

Mi chiedo che cosa dovevano farmi ancora per concretare la violazione di Legge: deportarmi in campo di concentramento?