venerdì 24 ottobre 2008

da non dimenticare

scritto da Pietro Galvagno , ottobre 13, 2008
Volevo ringraziare, attraverso questo sito, quei pochi (...pochissimi!) che mi hanno sostenuto nella mia controversia contro il Comune di Paternò, per la rimozione degli altari collocati all'interno del Palazzo di Città.

Onestamente credevo che una causa chiaramente a sostegno dei Principi e delle Libertà fondamentali garantite dalla Costituzione Repubblicana avrebbe suscitato ben altre reazioni.

Invece, al di fuori di Internet, si cerca di nasconderla, ignorarla, soffocarla.

Ma anche nelle discussioni che ho seguito, se pure interessanti, ci si è persi in una miriade di considerazioni particolarissime dimenticando il caso concreto e il problema che esso pone, ossia la violazione delle Norme e dei Principi costituzionali da parte della Pubblica Amministrazione, e le conseguenze di tali violazioni.

Mi si permetta perciò di suggerirvi l'attenta lettura dei documenti edegli atti giudiziari, e vi fornisco sette punti su cui vi invito a riflettere.

Quello della Laicità dello stato è un principio fondamentale,un pilastrosu cui si fonda la Repubblica, la cui violazione altera l'ordinamento civile.

L'apposizione di statue sacre, quadri e quant'altro rivesta unpreciso significato religioso-confessionale nei locali della Pubblica Amministrazione non rappresenta la violazione astratta di un astratto principio costituzionale, ma la concreta imposizione di simboli religiosi a persone fisiche attuata in modo subdolo dall'autorità che dovrebbe tutelarne i diritti.

La violazione di un principio astratto può avere conseguenze disastrose sull'intero ordinamento.

Io sono un pubblico ufficiale, faccio il vigile:per quale motivo dovrei far rispettare un semplice "divieto di sosta" o far rimuove una macchina ferma in seconda fila, mentre al Comune viene palesemente violata la Costituzione?

A chi spetta, chi sono i soggetti chiamati al rispetto e all'osservanza del principio della laicità dello Stato?

Non certo i singoli, ai quali viene riconosciuta ampia libertà di culto; e neppure le formazioni sociali (associazioni private in senso lato) in cui i singoli esprimono la loro personalità. Non rimane altro che le istituzioni pubbliche, e i vari uffici in cui sono articolate: la Pubblica Amministrazione, per l'appunto. Malgrado i miei appelli alla Stampa, ad associazioni laiche, a personalità politiche ed intellettuali, questo "caso della Madonna" non ha ricevuto attenzioni nemmeno da parte dei Partiti cosiddetti laici che in questi giorni manifestano chiedendo il rispetto della Costituzione.

In Italia SI GIOCA AD ESSERE LAICI, senza mai esporsi. Rimuovere due altarini in un Paese cattolico è impopolare, e assai più difficile che far cadere il Governo (...e poi critichiamo i Paesi islamici)! Anche la Magistratura mi pare appiattirsi su posizioni populiste: sono passati cinque mesi da quando è stato presentato il ricorso, e la Cassazione non ha ancora fissato neppure la data dell'udienza. Il "caso della Madonna" è una patata bollente che nessuno intende pelare per paura di scottarsi le dita.

A mio parere i Magistrati hanno tre possibilità:

- annullare il provvedimento contestato, affermare un principio costituzionale e attirarsi l'ira del Vaticano;

- confermare il provvedimento contestato, e implicitamente autorizzare i Comuni d'italia ad elevare altari cattolici nei propri locali (e già immagino le gare a chi lo fa più bello!) col biasimo di tutte le altre Confessioni e dell'Europa Unita;

- dichiararsi incompetenti,tergiversare con cavilli giuridici e burocratici, dilungandosi sperando di evitare di affrontare la questione; e in tal caso la Magistratura perderebbe la faccia.Pochi giorni fa, all'esplodere della crisi delle Borse mondiali, il Papa ha dichiarato che i beni materiali sono illusori. Ai funerali di due ragazzi deceduti mentre tentavano di sfuggire alla Polizia su un motociclo senza assicurazione, forse rubato, correndo contromano su un'arteria trafficata di Palermo, un prete ( il cui nome va Scordato) ha chiesto al suo gregge se era necessario che i poliziotti effettuassero l'inseguimento.

In questi giorni il Vaticano ha rifiutato due ambasciatori francesi, uno perché omosessuale, l'altro perché divorziato. Pochi anni fa Galileo è stato riabilitato, mentre è oggi in corso la causa di canonizzazione di Pio XII. Da queste notizie ascoltate alla radio ho compreso i valori occulti delle gerarchie ecclesiastiche: miseria, illegalità, intolleranza, ignoranza, e simpatie per le dittature.

Perciò non dubito che eserciteranno pressioni sulla Corte di Cassazione.La conquista dello Stato Laico è costata la vita di milioni di persone, uomini e donne bruciati sul rogo, comunità sterminate in campi di concentramento, partigiani assassinati dai nazifascisti...Io non intendo tradire la loro memoria: e voi?

Perdonate qualche errore di battitura, e accettate i miei saluti. Pietro Galvagno

venerdì 9 maggio 2008

fino in fondo...

Stiamo andando in cassazione, questa la notizia riportata dall'agenzia apcom.

Palermo, 5 mag. (Apcom) - Chiede la rimozione delle statue della Madonna Addolorata e di San Sebastiano dai locali degli uffici del Comune e dopo essersi visto rigettare la richiesta dal tribunale civile ha presentato ricorso alla Corte di Cassazione.

Si tratta di Pietro Galvagno, un ispettore della polizia municipale di Paternò (Catania). Nel Comune dove lavora si trovano le statue 'incriminate' dal vigile urbano di contrastare il principio di laicità dello Stato. Galvagno, assistito dall'avvocato Giuseppe Lipera, ha iniziato la sua battaglia legale nel novembre del 2007 presentando ricorsi al giudice civile e poi al Tribunale di Catania, vedendosi sempre rigettata la richiesta di rimozione forzata delle statue alla quale si è sempre opposto il Comune di Paternò.

Nel ricorso alla Cassazione il legale di Galvagno - che caldeggia un pronunciamento a Sezioni unite - sostiene che le statua religiosa esposta in municipio è una inequivocabile esternazione, da parte del Comune di Paternò, di appartenenza confessionale.

"Il quesito è telegrafico - scrive l'avvocato Lipera - : è ammissibile o no che negli uffici pubblici, comuni, aziende municipalizzate, palazzi di giustizia compresi, uno o più dipendenti, nel silenzio più totale dei capi dell'amministrazione interessata, erigano o facciano erigere statuette sacre di ogni genere (santi, santini, madonne, arcangeli)?"

L'avvocato Lipera si chiede inoltre, "nelle eventualità che la Corte ritenga ammissibile codesto comportamento avrà da intendersi che il diritto spetta pure a chi professa una religione diversa da quella cattolica? In buona sostanza - conclude il legale - negli edifici pubblici italiani, così come nel comune di Paternò, potranno esserci oltre ai Santi e alle Madonne anche effigi riguardanti altre religioni diverse dalla cattolica?"

giovedì 24 aprile 2008

Narrazione...

La vicenda della statua della Madonna Addolorata trova origine in una lotteria di Pasqua, dove un dipendente comunale vinse la statua e, invece di portarsela a casa, decise devotamente di donarla al Comune.

Si rivolse perciò all'uomo che, evidentemente -secondo costui-, comandava il Comune di Paternò, e cioè il Dott. Vice-segretario F. Crisafi, il quale accettò considerando ovvia questa sua decisione (vedi link allegati) .

L'altare della Madonna Addolorata fu quindi collocato nel locale d'ingresso del Palazzo di Città nei giorni precedenti il 07/05/2007.



Essendo il sottoscritto Galvagno Pietro impiegato part-time, con contratto di lavoro presso la U.O.Polizia Municipale per i primi tre giorni della settimana, lunedì 07 maggio, entrando al Comune per prendere servizio, mi trovai davanti questo altare con sopra questa statua di circa 70cm d'altezza. Essendo non-cattolico, la cosa mi parve strana, tanto più che i locali della P.M. erano letteralmente tappezzati di immagini della Madonna, di Padre Pio, di altri santi, nonché di un altare di San Sebastiano di circa 190cm d'altezza.

Rimasi in dubbio tutta la mattina, poi vidi un gruppo di dipendenti comunali che si alternavano sotto quella statua recitando le preghiere alla Madonna e decisi di agire. Scrissi al Comandante una relazione di servizio (04.07.2007, vedi allegati) rilevando come la collocazione di tale statua in un edificio pubblico aperto al pubblico costituiva una esplicita dichiarazione d'appartenenza della Pubblica Amministrazione alla Chiesa Cattolica Apostolica Romana in violazione delle norme Costituzionali che sanciscono il diritto alla Libertà di Religione, il Principio della Laicità dello Stato, e altre norme costituzionali e delle Leggi che da esse derivano. Ritenevo pertanto opportuno la rimozione della statua della Madonna Addolorata e il ripristino dei luoghi.

Non ebbi alcun riscontro.

Così in data 16/05/2007 inviai una lettera al Sindaco, al Direttore Generale, al Datare di Lavoro, al Difensore Civico e al Comandante la P.M. nella quale, come cittadino, lavoratore e non-cattolico chiedevo la rimozione della statua della Madonna Addolorata, per i motivi sopra accennati (vedi allegati). Ma anche questa lettera non ebbe risposta: almeno non formale, nel senso che cominciai a subire atti di discriminazione nell'ambiente di lavoro. Cominciarono col darmi dell'ateo e del "talebano"; ri-tapezzarono gli uffici con le foto della Madonna di Fatima, e una mattina, mentre firmavo il foglio di servizio, quattro colleghi isp. di P.M."anziani" mi lasciarono solo all'interno della guardiola del piantone dicendo che "sentivano puzza" indicando me.


In data 04/07/2007 inviai una seconda lettera ai soggetti sopra indicati, ribadendo le violazioni rappresentate dagli altari in Comune e denunciando atti di discriminazione (vedi allegati), e, persistendo il silenzio dell'Amministrazione Comunale di Paternò, in data 14/09/2007 inviai agli stessi soggetti una lettera (vedi allegati) nella quale chiedevo di conoscere i provvedimenti amministrativi in base ai quali gli altari erano stati collocati: quest'ultima richiesta era da intendersi conforme alla L.241/1990, L.R.10/1991 e D.P.R. 352 del 27/06/1992 (normativa di accesso agli atti amministrativi) non ricevendo risposta, m i sono rivolto ad un legale ed ho querelato il Comune.

Il caso ha fatto scalpore, tant'è che ne hanno parlato i giornali. In omaggio alla Libertà di Religione e alla Costituzione Repubblicana, l'avvocato Sindaco di Paternò mi ha suggerito a mezzo stampa di chiedere il trasferimento; colleghi e consiglieri si son detti scandalizzati, mentre il sig. Assessore alla. Cultura si impegnava a organizzare in Comune messe di preghiera d'accordo con un prete locale (vedi allegati).

La vicenda giudiziaria la potete desumere dagli atti allegati. Abbiamo perso in primo grado, vinto il ricorso e perso in appello, con sentenze astruse e contraddittorie in cui ciò che è affermato in Diritto viene negato nei fatti.

Leggendo gli atti, ognuno tragga da sé le proprie conclusioni.

Per quel che mi riguarda, ho l'impressione che i Magistrati abbiano voluto eludere il problema, occupandosi degli aspetti teorici e tralasciando il caso concreto.

Le conseguenze di questa condotta risultano aberranti: in base all'ultima la Pubblica Amministrazione può fare ciò che vuole!

Sganciata da qualsiasi obbligo morale o giuridico, per non dire costituzionale può imporre simboli religiosi ai propri dipendenti SENZA NEPPURE UN ATTO AMMINISTRATIVO.

Per me, invece, che sono stato isolato, discriminato, che ho subito ingiurie ed offese anche a mezzo Stampa, tutto normale: per i Magistrati, ciò che ho subito sarebbe il semplice “fastidio” che qualunque non-cattolico deve sopportare supinamente in un qualunque Paese cattolico.

Mi chiedo che cosa dovevano farmi ancora per concretare la violazione di Legge: deportarmi in campo di concentramento?